Tornano gli ideatori della fortunata serie tedesca “Dark”, distribuita da un noto colosso multinazionale dello streaming, Baran bo Odar e Jantje Friese, con una nuova idea stavolta ambientata in un universo steampunk collocando l’azione su un piroscafo da crociera di inizio ‘900, una sorta di “Titanic” immaginario.
Come avvenuto per “Dark” man mano che ci si addentra nella narrazione e nella conoscenza dei personaggi avvengono fatti sempre più anomali e, anche qui, ci troviamo innanzi alla tematica della deformazione della realtà, dello spazio-tempo e a una multi-stratificazione dei personaggi.
L’approccio al fantastico degli autori mantiene quindi la sua originalità in una ambientazione scura e claustrofobica, resa ancora più oppressiva dall’incentrarsi all’interno di una nave e caratterizzata dalla commistione fra i generi.
Ancora una volta, uno degli elementi cardine di queste atmosfere così suggestive è la musica di Ben Frost che negli ultimi anni si è rivelato essere un prolifico autore di colonne sonore, ovviamente orientato al noir e al fantastico con la sua elettronica ambientale sperimentale e suggestiva. Nei titoli di testa, come già era stato per il serial prodotto da Ridley Scott “Raised by Wolves”, Frost si confronta con la vocalità stavolta di Eliot Sumner reinterpretando un classico dell’era psichedelica, “White Rabbit” dei Jefferson Airplane, un brano che, con i suoi riferimenti a “Alice nel Paese delle Meraviglie” va ad evocare le allucinazioni lisergiche che ben si saldano con la tematica della serie.
Alcuni brani rock, come lo stesso “White Rabbit”, o altri grandi classici come “Child in Time” dei Deep Purple, insieme ad altro materiale compaiono all’interno degli episodi ma a mantenere alta la tensione sono le trame elettroniche di Frost che alimenta con i suoi tappeti inquietanti, conditi da cenni orchestrali e da percussioni austere, il clima sempre più claustrofobico dell’azione dei personaggi man mano che la trama diviene più intricata e misteriosa.
Frost sembra aver trovato uno stile marcato e riconoscibile anche come autore di commenti sonori proponendo sonorizzazioni in cui l’elettronica resta il fulcro di un dark ambient suggestivo anche se non scevro da contaminazioni etnicheggianti o da suggestioni techno.
La colonna sonora di “1899” esce a pochi giorni di distanza del nuovo lavoro “Broken Spectre”,primo album di musica assoluta di Frost dopo 5 anni di colonne sonore, in cui è nuovamente libero di esprimersi senza i condizionamenti dell’azione filmica potendo abbandonare la solennità misteriosa di certi sinfonismi austeri che il cinema e la televisione lo hanno indotto ad implementare. Ma sia “1899” che “Dark” si propongono come nuovi modelli di fantascienza gotica di impronta tipicamente mittel-europea dove sembra essersi determinata una saldatura fra cinema fantastico e nuova musica elettronica.
(Alex Marenga)